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Moda: la tradizione incontra o si scontra con la modernità?

8 Maggio 2011

foto Yuri Ceschin

Non c’è niente che funzioni meglio del coinvolgere personalmente i propri clienti. E i grandi brand di moda lo sanno bene! Basta dare un’occhiata alla quantità di eventi che ogni giorno si affastellano nel panorama fashion.

La verità è una: la moda per pochi intimi ha ormai stancato.
La gente pretende una moda democratica, che consenta a tutti, appassionati, esperti o meno, di partecipare. Il boom del fenomeno dei fashion blogger ne è sicuramente una (impressionante) riprova!

È una sfida per i marchi italiani di Haute Couture, conosciuti in tutto il mondo, quelli che hanno portato la tradizione sartoriale italiana oltreoceano e non solo, facendo di Milano il sogno proibito dei fashion addicted.

All’estero l’hanno fatto in molti: da Burberry, grande brand inglese famoso per i suoi trench e per il tipico disegno scozzese, a Dior, emblema del lusso parigino. Hanno scelto una via per arrivare a tutti: i social media. Burberry, ad esempio, ha coinvolto i suoi utenti creando The Art of Trench, un progetto a cui partecipano persone di tutto il mondo, che inviano scatti di se stessi con indosso un trench, per dimostrare come sia davvero un evergreen. Ci sono foto di tutti i generi, dalla donna in carriera al ragazzo alternativo. Ogni tanto vengono rinnovate, per dare a tutti la possibilità di partecipare. Naturalmente The Art of Trench è collegato anche a Facebook.

Le strategie e le idee possibili per i brand di moda sono tantissime: Twitter, un canale Youtube che contenga i contributi degli utenti, il coinvolgimento dei blogger a cui vengono inviati i capi da indossare, da scattare e da pubblicare nel proprio blog.

Ma in Italia ancora troppi marchi non sanno come muoversi tra i Social Network, limitandosi spesso a inviti alle sfilate per i fashion blogger, come se bastasse la loro presenza nei front row più importanti per riuscire nell’impresa di coniugare il valore di lusso del brand alla realtà di oggi, che invece ha un solo dogma: se non hai Facebook, non esisti.

E allora noi di TheGoodOnes poniamo 2 domande ai fashion brand manager italiani:

Come fare per portare il proprio marchio sul mercato, con campagne che possano coinvolgere utenti e clienti di ogni genere, senza perdere l’aura di luxury brand?

Come superare l’idea di sminuire il valore del marchio, timore costante per i brand di alta moda, con l’ingresso nel mondo dei Social Network?

6 commenti leave one →
  1. 18 Maggio 2011 10:45

    Brava Paola, hai ben riassunto la situazione!
    Da blogger e in passato studentessa di comunicazione, trovo anche io che i brand nostrani non ci hanno ancora capito nulla e soprattutto, pretendono troppe garanzie: un post con un opinione positiva del marchio e i suoi prodotti, voler revisionare in anticipo ciò che verrà scritto, se ti pago per fare review devono essere assolutamente positive etc…
    E questo vale anche per piccoli marchi o designer emergenti. Si arriva addirittura a proporre di inviare ai blogger post già confezionati (questa mi è capitata recentemente).
    Certo per i blogger che pubblicano i propri outfit è tutto molto più semplice: viene inviato un capo di abbigliamento, la blogger lo indossa e mette il link allo shop on-line.
    Ma dovrebbero essere adottate anche altre strategie, che coinvolgano una fascia di blogosfera più ampia. E soprattutto dovrebbero essere impiegate persone che oltre ad una laurea in marketing e l’esser giovani, abbiamo davvero esperienza in questo campo.

  2. 18 Maggio 2011 11:54

    Hai ragione Giorgia. Il ruolo dei blogger, “pilotati” dai brand, è assurdo. Il vero elemento che differenzia la pubblicizzazione di un prodotto da parte di un blogger anziché di un normale sito o di una rivista, dovrebbe essere la spontaneità. Tu proponi un prodotto, il blogger lo recensisce. Ma naturalmente non basta come strategia e infatti sempre più brand organizzano campagne come quella fatta da Mango, Mango loves fashion blogger, che le coinvolge in un contest, shooting fotografico e votazioni del pubblico compresi, come stylist del loro look. Questo implica aspetti positivi o negativi. E’ già successo che alcuni brand (vedi Silvian Heach) abbiamo censurato i commenti negativi degli utenti sul proprio profilo Facebook. Non si può fare tacere la rete 😉

  3. 23 Maggio 2011 15:06

    Scrivo da profana, ovvero da semplice utente, mi piace la moda e seguo alcuni fashion blogger e personalmente mi accorgo subito quando un post è “pilotato” dal brand di riferimento e mi fido poco di quei contenuti, anzi li evito, un pò come succedeva con i link sponsorizzati che apparivano nelle ricerche su Google.
    Confermo che le griffe del lusso non hanno ancora considerato adeguatamente le possibilità che i social network potrebbero offrire loro in termini di visibilità. Penso che l’esempio di Burberry sia più unico che raro. Forse si tratta solo di un pò di snobbismo!
    Ah … complimenti per il post!

  4. 24 Maggio 2011 09:42

    Grazie 😉
    Snobbismo per la paura di perdere quell’aurea di lusso che circonda il marchio, ma anche “ignoranza” delle possibilità che aprono i social network, come se potessero essere immuni… facendo così si perde una fetta veramente molto importante di pubblico però, magari proprio quel target nuovo che non si può acquisire in nessun altro modo!

  5. 1 agosto 2011 14:36

    A quanto pare i Brand Manager non hanno ancora risposto.
    Devono essere risvegliati 😉

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